Presto un estetico!

La Fura dels Baus, "Rainbow drops" a Seoul luglio 2011
Sì non mi sono sbagliata, non sto parlando di an-estetico ma di estetico. Partiamo dall'inizio e ricordiamo il significato di estetico e anestetico. 
Estetico è un aggettivo che come estetica ha origine dalla parola greca aistetikos, che significa "sensazione" e dalla parola aisthanomai, che significa "percezione mediata dal senso". In filosofia per estetica si intende la conoscenza del bello attraverso l'uso dei sensi. An-estetico è un nome composto dal prefisso privativo an e da aistetikos "sensazione", indica genericamente l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, in poche parole si spengono i sensi. Sinonimi: sedativo, soporifero. Contrari: stimolante, eccitante.


Anche se anestetico ed estetico non sono uno il contrario dell'altro, accettate per un attimo la provocazione e pensateli come contrari. Vi spiego perché.

In questi ultimi mesi mi sto interessando ai temi della formazione per le nuove generazioni e mi sono imbattuta in una frase di Sir Ken Robinson uno fra i più influenti esperti in formazione, creatività e innovazione che sostiene: "stiamo istruendo i nostri figli anestetizzandoli e credo che dovremmo fare l'esatto contrario".
E come non essere d'accordo conoscendo le antiquate metodologie ancora vigenti nella scuola italiana.
Per la proprietà transitiva se assumiamo che estetico è il contrario di anestetico possiamo trasformare in positivo la frase e dire:
"dovremmo istruire i nostri figli estetizzandoli e cioè stimolando in loro la conoscenza del bello attraverso i sensi".


In questo video Sir Ken Robinson espone una divertente e toccante argomentazione a favore della creazione di un sistema educativo che nutra la creatività (anziché metterla a repentaglio).

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Postilla
E' curioso come a volte alcune parole che nel senso comune non sono collegate tra loro, tutto a un tratto si connettano permettendo a nuovi pensieri e idee di nascere. 
Per capire questo processo può essere utile un articolo di Pierre Magistretti su Wired che nell'ambito delle neuroscienze riferisce questi fenomeni al default mode network e cioè alla modalità di lavoro dell'encefalo "offline" ossia a riposo. Il DMN serve ad elaborare la quantità di informazioni accumulate durante il giorno ovvero quando siamo "online" o come si dice in gergo "concentrati e sul pezzo". 
E' bello avere la prova anche scientifica che l'ozio, culturalmente considerato improduttivo e riprovevole, di fatto sia un'attività che permette l'elaborazione di nuove associazioni e connessioni che danno origine alle idee innovative e originali. Varrebbe a questo proposito anche leggere il libro di Domenico De Masi Ozio Creativo per sgomberare definitivamente la coscienza dai sensi di colpa.
A riprova che in questi mesi sono riuscita ad oziare...

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